Ferdinando Scianna

27 Ottobre 2006 / 25 Novembre 2006

Sono racconti e riflessioni intorno al tema dello specchio, assoluto protagonista di questo percorso ritrovato in anni di fotografia; lo specchio come simbolo, come strumento di indagine, come oggetto e soggetto in un affascinante sequenza di fotografie in bianco e nero.

Narciso si innamorò di se stesso in uno specchio d’acqua e morì cercando di prendere l’immagine che credeva di un altro ed era invece l’immagine di se stesso. Nel mito antico sono racchiuse tutte le ragioni della fascinazione e dell’orrore che da sempre gli specchi hanno suscitato negli uomini. In quel mito possiamo trovare forse anche tutte le metafore che contiene la fotografia, l’invenzione fatale del nostro tempo, secondo Alberto Savinio.
Fatale e ambigua.
Una delle prime definizioni della fotografia fu: specchio con memoria. Idea che sembra concretizzare gli affascinanti incubi raccontati da Jorge Luis Borges in tanti poemi sul tema dello specchio. Che cosa è questo mistero che infaticabilmente e infallibilmente, ad ogni appuntamento, anche fortuito, anche involontario, anche a nostra insaputa, si ostina a duplicarci e a duplicare il mondo che ci circonda? Che continuerà, anche dopo la nostra morte, a riflettere un altro e un altro e un altro e un altro... E se cominciassero, gli specchi, ad avere una vita propria, indipendente? Se le immagini riflesse si mettessero a vivere una vita temporalmente indipendente dai nostri fuggevoli incontri? Se gli specchi avessero memoria?

Ferdinando Scianna

Gli specchi di Scianna moltiplicano, disordinano, interrogano, spiegano, orientano qualcosa che forse è già nei nostri occhi, nel nostro cuore, non si impongono al nostro modo di guardare ma lo modificano regalandoci l’opportunità felice di riconoscere  l’entusiasmo nuovo della scoperta.
 

Toni Servillo

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