Michele De Lucchi

1 Dicembre 2011 / 14 Gennaio 2012

“I tavolini sono un mondo molto speciale, e molto, molto vasto.

Intanto sono “ini” e per convenzione mi immagino si distinguano dai tavoli perché sono più piccoli. Ma nessuno ha mai spiegato, né teorizzato cosa vuol dire più piccoli, quanto più piccoli, quanto più stretti, più sottili, più bassi e così via. […]
Per me i tavolini sono ancora di più, sono veri e propri modelli di architetture, con colonne, travi, piani, pavimenti, che ho fatto diventare una serie di piccole sculture, così come le mie casette, che ho realizzato nei giorni più caldi di questa estate, nel mio studio solitario di Angera.
Sono tutti di noce massello, lavorato con attrezzatura semplice e primitiva per formare incastri solidi, efficaci per tavolini robusti, come volevo che diventassero e come sono tantissimi sgabelli, panchetti, tavolini e seggette con struttura a traliccio ritrovati nella tomba dell’architetto Kha, soprintendente ai lavori nelle tombe reali tebane. Non so come debbano essere usati, non so se è necessario che siano usati.
So che sono dei “tavolini”,“ini”, architetture senza scala, senza proporzioni e misure di riferimento, senza gradini e ballatoi per salire o scendere tra i piani.” Michele  De Lucchi

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